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Cosa si nasconde dietro gli allestimenti ai Musei Civici di Verona degli ultimi vent’anni?

Di Viola Parisatto

Nel pomeriggio di venerdì 23 febbraio, presso il Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, si è tenuta la presentazione del libro La continuità dell’esporre. Allestimenti ai Musei Civici di Verona 2004-2023 di Alba Di Lieto, responsabile dell’archivio Carlo Scarpa presso la Direzione dei Musei Civici di Verona, e Marco Borsotti, professore di architettura degli interni e allestimento al Politecnico di Milano.

La direttrice dei Musei Civici, Francesca Rossi, ha accolto gli ospiti all’interno della sala Galtarossa, per poi lasciare la parola a Orietta Lanzarini, storica e professoressa di storia dell’architettura presso l’Università degli Studi di Udine, che ha presentato il volume stesso.

Il libro nasce come seguito di Allestire nel museo: trenta mostre a Castelvecchio e si focalizza sugli allestimenti degli ultimi vent’anni della collezione 

Suddiviso in tre parti, il volume affronta diverse tematiche, tra le quali: il concetto degli spazi pubblici, il modo di percepire e vivere i musei, la ricchezza delle esperienze espositive e il loro rapporto con le sedi museali in cui si sono svolte le mostre, oltre all’idea di “museo diffuso”. Tratta inoltre alcune problematiche, come la conservazione e la valorizzazione dei patrimoni presenti nei depositi. Dalla lettura è possibile rendersi conto delle trasformazioni della comunità veronese e più in particolare dei cambiamenti radicali che interessano i musei.

Le mostre descritte all’interno del catalogo sono di due tipi: da una parte quelle strettamente documentarie, che restituiscono gli aspetti specifici di questioni riguardanti figure di grande rilievo, dall’altra le mostre di carattere sperimentale. Il libro contiene testi curati dai due autori, con la collaborazione di altri esperti del settore: Francesca Rossi, Ketty Bertolaso e Cristina Lonardi. Il testo introduttivo vede la penna di Francesca Rossi, che spiega la visione integrata della gestione del museo diffuso nel complesso circuito museale. Segue poi il saggio di Alba Di Lieto, che dà un denso quadro critico mettendo in evidenza come alcuni spazi nel museo di Castelvecchio vengano prestati a un aspetto sperimentale che non deve diventare un luogo musealizzato, ma un vero e proprio museo vivente. Il terzo e ultimo testo, scritto da Marco Borsotti, si concentra in particolare sul contesto del museo di Castelvecchio e tratta la capacità delle opere d’arte di far sentire a proprio agio gli ospiti

L’ultima parte del libro è composta da schede monografiche dedicate alle mostre che sono state redatte da Alba Di Lieto, Marco Borsotti, Ketty Bertolaso e Cristina Lonardi. In questa sezione vengono riportate le figure coinvolte in ogni mostra, le piante con gli allestimenti e una sezione fotografica. Il connubio tra una parte saggistica e una parte monografica fa sì che il volume possa essere utilizzato anche come strumento didattico dagli studenti universitari.

Invito tutti, ma in particolare i veronesi, a esplorare questo catalogo per riuscire ad avere un’idea su come si sia evoluto, nell’arco di vent’anni, il campo museale nella città in cui studiamo. Per gli studenti di beni culturali (come me) e di altre facoltà nell’area artistica e architettonica è uno strumento alquanto utile e quindi da sfruttare al meglio. 

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